Chi sono io?
Questo arcaico interrogativo, che potremmo far risalire al concetto di identità, affonda le proprie radici nella storia del pensiero e ha raccolto l’interesse di diverse discipline umanistiche, dalla filosofia alla sociologia, dalla psicologia sociale al costruttivismo.
CHE COS'E' L'IDENTITA'?
L’identità (dal latino identitas, termine composto da Id, che significa “medesimo”, ed entitas, ovvero “entità”) è il riconoscimento di noi stessi come individui unici, dotati di senso e di continuità nel tempo. Percepirci come identici nel tempo ci permette di sentirci padroni delle nostre intenzioni, azioni ed emozioni, di conservare una stabilità su chi siamo e cosa ci definisce.
Tradizionalmente, è nel primitivo e potente contrasto tra ciò che sono io e ciò che invece è “altro rispetto a me” che si pongono le basi della costruzione dell’identità individuale.
IDENTITA' E CORPO
Il costruttivismo moderno si fonda sull'idea che il corpo, i suoi confini e le sue sensazioni siano il punto di partenza per organizzare la nostra esperienza come individui distinti, unici e identici nel tempo (Mahoney, 2003a).
Infatti, ciascuno di noi nasce, cresce e interagisce in un contesto e questa interazione è veicolata dall'esplorazione e dal movimento del nostro corpo nell'ambiente (Neisser, 1976).
La corporeità ha quindi una funzione fondamentale nel porre le basi della relazione con noi stessi, con la nostra identità e con gli altri. Il corpo è tanto un veicolo quanto un vincolo che ci permette di agire e di stare nel mondo, e di costruire la nostra identità.
Potremmo dire che ogni corpo è una persona, un’identità e una visione del mondo.
Al tempo stesso, la presenza (prima fisico-corporea, poi psicologica) di un “altro” risulta fondamentale per costruirmi e distinguermi come individuo con chiari confini di demarcazione.
Il cosiddetto mondo “interno” è pertanto circondato dal mondo sociale e pubblico, senza l’altro (in qualità di corpo e individuo, gruppo sociale, gruppo culturale, società) non potremmo sopravvivere né costruirci come persone (Stojnov & Procter, 2012)
IDENTITA' E NARRAZIONI
Nel rispondere alla domanda “chi sono io?” formuliamo una narrazione.
Secondo Rosenberg (1979) ci definiamo nelle nostre stesse narrazioni, attingendo agli elementi unici della nostra storia personale, traendo dalle istituzioni i termini, i titoli e le denominazioni con i quali definirci, letteralmente.
L’identità narrativa è coerente ma anche fluida e mutevole, perché viene sempre riformulata nelle nostre esperienze (Ezzy, 1998).
Come in una storia, in ogni identità narrativa figurano un setting, dei personaggi, una sequenza temporale e degli episodi. Un filo conduttore tiene insieme gli elementi della narrazione, ma spesso esistono più linee narrative e sotto-trame che si intrecciano pur mantenendo un certo grado di unità e coerenza (McAdams, 2011).
Come dicevamo, ogni persona non è isolata bensì è un essere sociale, pertanto nelle nostre narrazioni diventano basilari il linguaggio e i simboli culturali condivisi in una data comunità/società.
Per Mead (1934) il linguaggio, peculiarità degli esseri umani, offre infatti un piano universale e condiviso di significati che agevolano sia le interazioni che l’organizzazione della nostra esperienza.
Sempre sul ruolo del linguaggio, Harrè (1991) sostiene che l’esperienza umana sia una conversazione e che, di conseguenza, ogni persona possa costruire differenti identità in diversi contesti sociali.
IDENTITA' E SCELTE
A proposito di molteplici identità, Mair (1977) ha proposto la metafora della Comunità dei sé, che vede la persona come un insieme di voci, portatrici di differenti aspetti identitari.
Piuttosto che vedere ogni persona come un’unità individuale, Mair propone di concepirla come potenzialmente costituita da numerosi e alternativi Sé: alcuni di questi possono persistere mentre altri possono essere transitori, oppure isolati, alcuni possono essere più affermati di altri o agire solo in determinate circostanze.
Non vi sarebbe alcun beneficio nel considerare un'unica interpretazione di sé stessi come una “verità” finale: la prospettiva più utile è quindi quella dell’alternativismo costruttivo (Kelly, 1955), per cui la persona è un processo, aperto alle revisioni e al cambiamento.
Se guardiamo alla persona con le lenti del costruttivismo, possiamo riconoscerle la possibilità di scegliere rispetto a ciò che desidera ancora essere, in un attivo processo di costruzione dell’esperienza.
Queste premesse guidano l’agire professionale della psicologia costruttivista. Mi fanno tornare alla mente la frase di ispirazione che Hogart pronuncia al suo amico gigante nel film d’animazione Il gigante di ferro (Warner Bros, 1999):
“ Tu sei chi scegli e cerchi di essere ”
BIBLIOGRAFIA
Ezzy, D. (1998). Theorizing narrative identity: symbolic interactionism and hermeneutics. The Sociological Quarterly, 39(2), 239-252.
Harré, R. (1991). The discoursive production of selves. Theory & Psychology, 1(1), 51-63.
Kelly, G.A. (1955a). The Psychology of Personal Constructs. Volume 1: A theory of personality. New York: W.W. Norton & Company. (trad. it. La psicologia dei costrutti personali. Teoria e personalità, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2004).
Mahoney, M.J. (2003a). Constructivism: a brief introduction. In M.J. Mahoney (Ed.), Constructive psychotherapy: a practical guide (pp. 1-12), New York: The Guilford Press.
Mair, M. (1977) The community of self. In D. Winter & N. Reed (Eds.), Towards a radical redefinition of psychology: The selected works of Miller Mair (pp. 102-118). Hove, New York: Routledge.
McAdams, D.P. (2001). The psychology of life stories. Review of General Psychology, 5(2), 100-122.
Mead, G.H. (1934). Mind, self, and society: from the standpoint of a social behaviorist. Chicago: University of Chicago Press. (trad. it. Mente, sé e società. Dal punto di vista di uno psicologo comportamentista, Giunti-G. Barbera, Firenze, 1966).
Neisser, U. (1976). Conoscenza e realtà. Bologna: il Mulino.
Rosenberg, M. (1979). Conceiving the self. Basic, New York.
Stojnov, D., & Procter, H. (2012). Spying on the Self: reflective elaborations in personal & relational psychology. In M. Giliberto, C. Dell’Aversano & F. Velicogna (Eds.), Pcp and constructivism: ways of working, learning and living, (pp. 9-23), Firenze: Libri Liberi.
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