La Psico-oncologia, o psicologia oncologica, si pone come interfaccia dell’oncologia, della psicologia clinica e della psicologia della salute. Come disciplina analizza in ottica transculturale le dimensioni legate al cancro, ossia:
l’impatto psicologico, comportamentale, sociale e spirituale della malattia sul paziente, sulla sua famiglia e sull’equipe curante
il ruolo dei fattori psicologici e comportamentali nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura dei tumori.
Il modello teorico e operativo della Psico-oncologia segue l’approccio biopsicosociale e affonda le sue radici concettuali in una filosofia della cura che considera il paziente all’interno del più vasto contesto della famiglia, della comunità e della propria cultura di riferimento, con i suoi riti e valori.
L’approccio si adegua ai bisogni della persona ammalata e della sua famiglia nelle diverse fasi del processo, a partire dalla diagnosi e per l’intero corso della malattia, inclusivo della fase dei trattamenti attivi, della remissione, della sopravvivenza, della ricorrenza o recidiva e della fase avanzata e di fine vita (SIPO, 2015).
Il cancro è infatti un evento che coinvolge tutta la famiglia del paziente, ed è capace di strutturare e codificare le relazioni familiari dettando “nuove regole”. Esso rappresenta una prova esistenziale che può riguardare molti aspetti della vita: il rapporto con il proprio corpo, l’identità personale, le relazioni familiari, sociali e professionali, nonché il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla vita e alla morte.
Sul piano istituzionale, la Psico-oncologia si rivolge agli operatori dei reparti di oncologia, nell’ottica di:
progettare interventi formativi per sensibilizzare alle dinamiche relazionali e comunicative più adatte al contesto
supportare la corretta presa in carico dei pazienti
prevenire il rischio di burn-out (esaurimento psicofisico) da parte degli stessi operatori.
TRAUMA E CRISI IN ONCOLOGIA
Delle malattie che minacciano la vita, il cancro rappresenta uno degli eventi più traumatici e stressanti. Un evento può assumere una valenza traumatica nel momento in cui rappresenta (o viene soggettivamente percepito come) una minaccia all’integrità fisica e al senso di sicurezza psicologica della persona; tale minaccia è in grado di innescare un senso di impotenza e di vulnerabilità.
Tipicamente, gli eventi interpretati con tale accezione:
sono improvvisi e/o inaspettati;
stravolgono la sensazione di avere il controllo sulle situazioni;
comportano la percezione di una minaccia potenzialmente letale e il contatto con la morte;
possono comportare perdite emotive o fisiche;
violano i nostri presupposti su come funziona il mondo e la vita.
Alcune delle conseguenze psicologiche che si manifestano a seguito di un trauma sono:
Insonnia, incubi;
Pensieri e immagini intrusivi dell’evento traumatico;
Sintomi dissociativi come derealizzazione (percepire l’ambiente circostante come irreale, sconosciuto o insolito e sensazione soggettiva di non-appartenenza a ciò che si fa o si dice), depersonalizzazione (senso di estraneità rispetto al proprio corpo), amnesie;
Iper-attivazione e iper-vigilanza;
Nervosismo, irritabilità;
Evitamento di luoghi e persone, isolamento e distacco dagli altri;
Difficoltà di concentrazione;
Senso di “colpa” per l’accaduto, dubbi su di sé, pensiero «ho sbagliato qualcosa»;
Sensazione di perdita di controllo.
Il concetto di crisi (dal latino crisis e dal greco κρίσις) in questo contesto è saliente.
Nel linguaggio medico esso si riferisce ad una repentina insorgenza o esacerbazione di una condizione medica; per estensione, il termine si riferisce ad un breve e violento accesso di uno stato emotivo determinato da uno choc o da cause esterne; in senso più generale, significa trovarsi in uno stato di forte perturbazione, con effetti più o meno gravi.
In Psico-oncologia, e più in generale in psicologia, la crisi viene considerata come un momento o un’occasione di cambiamento, nell’ambito del quale si possono distinguere tre fasi:
esplicitazione del problema (es. il cambiamento nel rapporto con se stessi e con gli altri, la consapevolezza della propria vulnerabilità e dell’eventualità della propria morte) e richiesta di aiuto;
mobilitazione della propria rete sociale (es. familiari, amici, personale sanitario);
sviluppo di un nuovo equilibrio attraverso l’individuazione di soluzioni alternative e adattive rispetto al problema, con un’attiva partecipazione al cambiamento da parte della persona.
La persona che riceve una diagnosi di cancro si scontra con la propria vulnerabilità e mortalità sin dal primo momento in cui viene comunicata la diagnosi, e vi convive nel corso dei trattamenti (che attivando variazioni nelle risposte immunitarie inducono dolore cronico e debilitazione) e in seguito, a causa della possibilità di recidive e di nuovi trattamenti.
Secondo lo psicoterapeuta e scrittore Irvin Yalom, non siamo abituati a vivere rimanendo completamente consapevoli di dover morire; farlo sarebbe come “cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo solo per poco” (Yalom, 2017). Tuttavia, poiché non possiamo vivere paralizzati dalla paura, creiamo dei modi per attenuare il terrore della morte.
Un evento come il cancro, obbliga ad affrontare l’idea della morte e può mettere “in crisi”. Confrontarsi con essa tuttavia, non deve portare necessariamente alla disperazione, al contrario, può essere un’”esperienza di risveglio” che ci suggerisce di condurre una vita più piena.
Secondo Yalom, se la “fisicità” della morte ci distrugge come esseri viventi, l’idea della morte ci può, in qualche modo, salvare e fungere da catalizzatore per cambiamenti importanti della nostra esistenza.
Le modalità dell’intervento psicologico in oncologia sono diverse e comprendono diversi strumenti o tecniche, che spesso vengono integrati tra di loro. Ne parlo in questo articolo dedicato.
BIBLIOGRAFIA
Amunni, G., & Fioretto, L. (2010). Psiconcologia. Percorsi, strumenti, prospettive di ricerca. Firenze: Giunti.
Chochinov, H. M. (2015). Terapia della dignità: parole per il tempo che rimane. Il pensiero scientifico.
Gallo, I., Garrino, L., & Di Monte, V. (2015). L’uso della scrittura espressiva nei percorsi di cura dei pazienti oncologici per la riduzione del distress emozionale: analisi della letteratura. Professioni Infermieristiche, 68(1).
Ortez, G., Valente, R., & Muzzatti, B. (2015). Temi ricorrenti in racconti relativi all’esperienza di malattia oncologica: analisi del testo letterario. Tutor–Attualità, Proposte e Ricerche per l’Educazione nelle Scienze della Salute, 15(2), 37-42.
Pennebaker, J. W., & Smyth, J. M. (2016). Opening up by writing it down: How expressive writing improves health and eases emotional pain. Guilford Publications.
Yalom, I. D. (2017). Fissando il sole. Neri Pozza Editore.
Yalom, I. D. (2018). Psicoterapia esistenziale. Neri Pozza Editore.
SITOGRAFIA
SIPO. Standard, opzioni e raccomandazioni per una buona pratica psico-oncologica. Versione 2015. https://www.siponazionale.it/pdf_2015/LineeGuida_SIPO_2015.pdf
AIOM. Linee guida assistenza psico-sociale dei malati di cancro. Versione 2019. https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2019/10/2019_LG_AIOM_Psicosociali.pdf
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