La Psicologia della salute è uno degli ambiti disciplinari di ricerca e pratica professionale dello psicologo (CNOP, 2013), che si dedica a:
Individuare e intervenire sui fattori (cognitivi, affettivo-emotivi, comportamentali, psicosociali e culturali) che sono all’origine dello stato di salute delle persone;
Promuovere e mantenere la salute delle persone in un’ottica biopsicosociale;
Prevenire e trattare le malattie e i loro correlati psicologici;
Analizzare e intervenire sui sistemi sanitari e sulle politiche della salute.
Esistono cinque sotto-discipline di questa branca della psicologia: la Psicologia clinica della salute, che formula interventi e programmi di promozione della salute su un piano individuale o di piccolo gruppo; la Psicologia della salute di comunità; la Psicologia della salute pubblica, che interviene sulla popolazione; la Psicologia critica della salute, che si focalizza e interviene sulle diseguaglianze nei sistemi sanitari, nell’accesso ai servizi e nelle politiche sanitarie; e la Psicologia della salute occupazionale che, integrata con la psicologia del lavoro e delle organizzazioni, operando sui fattori del lavoro che influenzano la salute fisica e mentale dei lavoratori.
Alcune delle principali linee di indagine e focus di intervento della Psicologia della salute riguardano:
i fattori che incidono sul benessere e sulla qualità della vita;
la relazione tra stress, salute e malattia;
le strategie di coping e le risorse della persona;
la percezione del rischio e i suoi effetti sui comportamenti rilevanti per la salute;
i significati attribuiti a salute e malattia;
gli stili di vita che promuovono salute e/o prevengono la malattia;
la relazione e la comunicazione tra pazienti, famiglie e operatori sanitari;
la salute psico-fisica degli operatori sanitari;
l’organizzazione dei servizi e degli interventi sanitari;
il dialogo costruttivo tra discipline professionali attigue (per esempio psicologia medica, medicina psicosomatica, medicina comportamentale).
Uno degli ambiti di espressione della Psicologia della Salute è la Psiconcologia.
COME NASCE LA PSICOLOGIA DELLA SALUTE
La psicologia scientifica moderna si è sempre interessata alle questioni relative alla salute e alla malattia, tanto della mente quanto del corpo, ma possiamo localizzare l’affermazione formale di una vera e propria disciplina negli Stati Uniti, nel secondo dopoguerra.
Negli anni Settanta, in un ritrovato benessere socioeconomico, si manifestano segnali di rinnovamento culturale e cambiamenti nei quadri patologici che emergevano nella popolazione. Mentre in precedenza le principali cause di morte riguardavano malattie infettive acute, in quegli anni iniziano a diffondersi le cosiddette malattie croniche (diabete, cancro, problematiche cardiovascolari).
Insieme alle novità della medicina, si delinea l'interesse nei confronti dei fattori psicosociali e comportamentali coinvolti nell’insorgenza, nell’evoluzione e nella gestione delle patologie. Si inizia a considerare la salute non più come un bene individuale bensì collettivo.
Per questo motivo, nel 1978 l’American Psychological Association (APA) costituisce la Division of Health Psychology, il cui presidente Joseph D. Matarazzo offre la prima definizione di Psicologia della salute (1980; 1982), che in seguito è stata generalmente accettata:
La Psicologia della salute costituisce l’insieme dei contributi specifici (scientifici, professionali, formativi) della disciplina psicologica alla promozione e al mantenimento della salute, alla prevenzione e al trattamento delle malattie, all’identificazione dei correlati eziologici e diagnostici della salute, della malattia e delle disfunzioni associate e all’analisi e lo sviluppo dei sistemi di cura e delle politiche sanitarie.
CHE COS'E' LA SALUTE?
Tra le molte questioni che si sono aperte con l’avvento della Psicologia della salute, possiamo menzionare quella relativa ai concetti di salute e malattia. Questi, per quanto quotidiani nel linguaggio delle persone, risultano concetti di ardua definizione, in quanto è difficile stabilirne un significato univoco e condiviso.
Un primo e assai criticato riferimento è la definizione di "salute" proposta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) più di mezzo secolo fa (1948), che la definisce come:
Lo stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, non semplicemente l’assenza di malattia.
Possiamo notare l'inflessibilità di questa definizione, poiché non è scontato raggiungere e mantenere una condizione di “completo” benessere per un ragionevole periodo di tempo. Se poi pensiamo che con l'evoluzione della medicina numerose persone si sono trovate a convivere con malattie croniche o disabilità di vario tipo, questa definizione sembra inchiodarle alla condizione di malati.
Secondo Huber e colleghi (2011), tale definizione sottostima le possibilità della persona di fronteggiare, efficacemente e in autonomia, le sfide fisiche, sociali ed emotive nonostante il persistere di una condizione di disabilità o di malattia cronica. Per queste criticità, in integrazione al contributo dell’OMS, sono state formulate diverse definizioni di salute comunemente accettate.
Bircher (2005) ritiene che sia fondamentale tenere in considerazione anche i sistemi di credenze che le persone hanno sulla salute e sulla malattia, in quanto capaci di influenzarne fortemente l’esperienza soggettiva (pensieri, sensazioni, risonanze emotive).
IL MODELLO BIOPSICOSOCIALE DELLA SALUTE
L'evoluzione della definizione di salute/malattia ha influenzato i modelli applicativi della medicina e della psicologia.
Da un modello biomedico tradizionale, che assumeva che la malattia potesse essere pienamente spiegata come la "deviazione dalla norma" di variabili somatiche misurabili, siamo arrivati ad abbracciare un approccio focalizzato sulla persona, che aggiunge alla necessità di identificare e trattare la malattia, la necessità di indagarne la dimensione soggettiva confrontandosi con il significato della malattia, puramente soggettivo, che essa acquisisce per colui che ne soffre (per un approfondimento si veda il post su I linguaggi della sofferenza).
Nel modello biopsicosociale proposto da Engel (1977), salute e malattia sono frutto della combinazione di variabili fisiche, psicologiche e socioculturali.
Il modello identifica e si concentra sulle tre P (Persone, Prevenzione e Psicologia) che si discostano nettamente dalle tre D tipiche dei modelli precedenti, ossia Diagnosi, Disease (malattia) e Drugs (farmaci).
Nelle prossime pubblicazioni analizzeremo nel dettaglio specifiche tematiche afferenti alla Psicologia della salute.
BIBLIOGRAFIA
Bircher, J. (2005). Towards a dynamic definition of health and disease. Medicine, Health Care and Philosophy, 8(3), 335-341.
Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (2013). Lo psicologo della salute. Disponibile 2013, da https://www.psy.it/allegati/aree-pratica-professionale/psicologo_della_salute.pdf
Engel, G. L. (1977). The need for a new medical model: a challenge for biomedicine. Science, 196(4286), 129-136.
Huber, M., Knottnerus, J. A., Green, L., van der Horst, H., Jadad, A. R., Kromhout, D., ... & Schnabel, P. (2011). How should we define health?. Bmj, 343, d4163.
Matarazzo, J. D. (1980). Behavioral health and behavioral medicine: Frontiers for a new health psychology. American Psychologist, 35, 807–817.
Matarazzo, J. D. (1982). Behavioral health's challenge to academic, scientific, and professional psychology. American Psychologist, 37(1), 1.
World Health Organization (1948). Constitution of World Health Organization (WHO).
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